BUTERA: ‘Narriamo la Metafora del Mare in Oncoematologia Pediatrica’

‘Era stato proprio il mare ad aver reso forte e sicura Elena, perché nelle acque così libere da tutto, imprevedibili quando non vogliono essere domate, può succedere ogni cosa.

Impari a fidarti di ciò, che non puoi controllare. Il mare in tempesta, o la quiete delle acque dipendono solo da Dio Nettuno, tu non puoi farci nulla. Questa era la leggenda che le era stata tramandata. Sfidare le acque è una prova importante, devi essere un perfetto equilibrista. L’imprevisto è lì, ad un passo da te.

Elena decise di acquistare una piccola barchetta a strisce bianca, rossa e blu. La teneva ormeggiata nei cantieri dell’Acquasanta, dove si recava ogni mattina. Trascorreva il suo tempo, guardando i pesci correre veloci e danzare tra le acque cristalline. E nel frattempo i pescatori pulivano le loro barchette in legno colorato raccogliendo secchi d’acqua. Raccontano storie i pescatori, e lei è lì, in silenzio ad ascoltarli.

È un gioco da bambini il mare, anche se hai mille anni. Poi, ci sono i capitani delle acque, quelli che ti guidano in questo rapporto meraviglioso, senza paura di affogare, o di essere preso dai pescecani.

Il mare è fatto dai delfini che giocano con te, dalle sirene, dalle alghe. Dai coralli. Ti insegna ogni cosa. Ti accarezza in ogni tua parte, conserva i tuoi segreti, ti regala i suoi frutti, si arrabbia quando deve, per poi calmarsi.

Elena, nutriva un grande amore per il mare, la contagiava a festa. Era diventato per lei l’essenza più pura, lo chiamava dandogli del tu. L’acqua protegge la vita, la abbraccia. È l’origine. Dal mare nasce tutto, l’acqua lo riempie (anche) di sogni. È il più bel gioco dell’universo’.

Tratto dal Testo: ‘Harald e Margherita. Tra Fiordi e la Sicilia’ di Giorgia Butera