Carissima Giorgia, l’impegno affinché la dichiarazione di Tokyo del 1997 possa espandere i suoi effetti positivi, segnando di gentilezza le nostre pratiche quotidiane, è meritorio.
Le donne e gli uomini dei nostri tempi dopo due anni terribili segnati dal distanziamento
sociale, oggi vivono con il dramma e il dolore in terra di Ucraina, a causa della scellerata
invasione russa.
La gentilezza è spazzata via dalla distruzione delle armi, ricostruire un comune sentire con tratti della gentilezza sarà un compito non facile e non breve. Quella guerra non solo sta cambiando gli stili di vita (e noi, prima lo faremo il cambiamento, meglio sarà) ma obbliga ad operare affinché ognuno di noi porti un granello di sabbia per ripristinare i segni della gentilezza.
Noi del calcio lo dobbiamo fare per primi. Anzi, dobbiamo, operare una “rivoluzione” nel
nostro agire, nel nostro comportamento sul terreno di gioco, negli spazi adiacenti (lo
stadio) e nell’agire quotidiano.
Quel dolcetto e quel biglietto, simboli della gentilezza, li dobbiamo trasferire in campo nel comportamento verso l’arbitro, verso il calciatore della squadra avversaria; nel rapporto con i dirigenti del club con cui disputiamo la partita; nella modalità in cui esternare il tifo per la squadra del nostro cuore.
La prima scelta della gentilezza è TIFARE PER e non TIFARE CONTRO. Quando facciamo esplodere una “bomba carta e/o un petardo”, quando compiamo gesti di violenza, spaventiamo le bambine e i bambini che sono allo stadio, cioè li allontaniamo dal gioco più bello del mondo, togliendogli spazi di felicità.
Domenica 13 novembre 2022, è l’occasione per dare un segnale di cambio di rotta negli stadi della Serie C, una giornata che apra a pratiche quotidiane che portino il segno della gentilezza.
Grazie per il lavoro culturale che state svolgendo per contaminare anche il nostro mondo,
troppo spesso non permeato dalla gentilezza.