Mahsa Amini, il 13 settembre scorso è stata arrestata dalla famigerata polizia della moralità mentre era in visita a Teheran per aver lasciato intravedere i capelli dall’hijab, il velo che tutte le donne in Iran, indipendentemente dalla religione o dalla nazionalità, sono obbligate ad indossare in pubblico dai nove anni di età, momento a partire dal quale sono ritenute penalmente responsabili.
Mahsa Amini è morta il 16 settembre in un ospedale di Teheran mentre si trovava in custodia delle autorità irachene, ed in seguito, in Iran sono iniziate numerose e continue proteste in piazza.
Come riporta l’Adnkronos, in una nota della Presidente Giorgia Butera, è stato rivolto un Appello alla Comunità Internazionale, e sono state inviate delle lettere istituzionali all’Ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran a Roma, al Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, ed al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, manifestando preoccupazione e solidarietà nei confronti delle Donne iraniane.
Nel 2019 Mete Onlus, che è impegnata nell’alto tema dei diritti umani internazionali, nella mediazione socioculturale tra i popoli e nella affermazione dei principi civili, democratici e liberali ha ideato e promosso una Campagna per la Giustizia a tutela della libertà di ogni donna iraniana.
“Woman’s Freedom Iran”, il titolo.
“In questi giorni da diverse città di Italiane stanno arrivando richieste di unione per qualunque azione possa sostenere le donne iraniane. Il mondo civile condanna fortemente quanto sta avvenendo in Iran” – conclude la Butera.