Santigie Bayo Dumbuya è un testimone chiave del dramma dei bambini soldato in Sierra Leone in quanto ha vissuto in prima persona le terrificanti vicende legate a questo tema e alla storia di questo paese e dell’Africa Occidentale.
Durante la guerra civile, infatti, che ha avuto luogo a partire dal 1991 al 2002, il coinvolgimento forzato dei minori tra le milizie e l’esercito governativo è stato massiccio. Tra le fila dei gruppi ribelli, la metà dei soldati era composta da bambini, bambine e adolescenti: si stima che complessivamente 10.000 minori siano stati costretti a combattere durante il conflitto.
Oggi il paese ha voltato pagina grazie al coraggio di persone come Santigie Bayo Dumbuya, fondatore dell’associazione We Yone Child Foundation (WYCF).
Santigie aveva poco più di 12 anni quando è stato portato via dal villaggio contro la sua volontà e costretto dai ribelli a combattere fino al 1999, anno in cui ha deposto le armi dopo aver visto una bambina di 5 anni rimasta abbandonata in un villaggio caduto sotto attacco. È lì che ha deciso di fuggire dall’esercito per metterla in salvo, camminando per due giorni e due notti senza acqua e senza cibo in cerca di un rifugio sicuro. A distanza di vent’anni, Santigie continua ad aiutare i minori più fragili e affronta le nuove sfide che sta vivendo il paese, uno tra i più poveri del continente africano e a livello globale.
Nei lums di Kroo Bay e George Brook di Freetown si tutelano bambini, bambine e adolescenti dalle diverse forme di violenza che sperimentano nella vita di strada offrendo loro opportunità di apprendimento e di istruzione in alternativa al coinvolgimento in gang giovanili, le cosiddette cliques, nei circuiti della prostituzione minorile o dello spaccio o abuso di sostanze stupefacenti. Le ferite che ha lasciato la guerra civile sono dolorose, nonostante i processi di riconciliazione portati avanti nel paese.
Nel frattempo, la storia della Sierra Leone si ripete in altri paesi dove i bambini soldato sono una realtà drammaticamente attuale.