In questa mia esposizione di pensiero mi concentrerò sulle donne, non perché non ritengo che anche gli uomini possano essere vittime di soprusi e violenza, e nemmeno perché voglio impostare un discorso sessista. Semplicemente riporto una mia esperienza personale e professionale nella relazione di ascolto delle donne italiane, e di altri Paesi.
Sono arrivata ad una conclusione di cui sono fermamente convinta: “La Rivoluzione contro ogni Forma di Violenza è l’Autostima”.
Crediamo spesso che per combattere ogni forma di violenza dobbiamo agire sulle donne nella situazione conclamata, allontanando chi offende, schernisce, abusa, approfitta e usa qualsiasi forma di violenza. Crediamo di educare gli uomini a rispettare le donne, di allontanarli e denunciarli quando sono violenti. Pensiamo sia sufficiente.
Importantissimo, ma molto altro si può fare.
Lavorare con le donne, sulle donne, e per le donne fin da piccole. Insegnando a diffidare dell’uomo cattivo? Offensivo o violento? Anche, ma non solo. Quello può essere travestito da agnello, purtroppo. Insegnando loro ad amare se stesse, insegnando loro a rispettarsi, a volersi bene, ma soprattutto, a non affermarsi attraverso un uomo, ma ad imparare a bastare a se stesse.
Organizzare percorsi di educazione sentimentale non solo per bambine, ma anche per adulte.
“Lo amo, ma non è il mio tipo. Lo amo, ma mi manca di rispetto. Lo amo, ma non mi capisce. Lo amo, ma mi maltratta. Lo amo, ma mi offende. Lo amo, ma non mi fa sentire bene e mi fa soffrire”. È amore? Possiamo definirlo Amore, quando non c’è stima? Esiste amore, senza stima? NO, io credo di no! Possiamo meglio definirlo “bisogno, paura di rimanere sole, timore di perdere uno status sociale, dipendenza, necessità od incapacità di essere autonome”.
Ma non chiamiamolo amore. Le parole hanno un significato importante, i sentimenti hanno un valore. Chi non ama se stesso, non può amare qualcun altro. Ed in questo non donare valore a se stesse, non credere di poter vivere anche da sole, di non riuscire a ricominciare, ingabbiate da un retaggio culturale in cui la “donna deve sopportare” si annida la violenza, quella più subdola e meno riconoscibile.
Donne che dopo offese, imbarazzi pubblici, umiliazioni, mancanza di amore continuano a stare accanto a uomini con la giustificazione di un amore, un amore malato. Non solo, cercano il violento, lo inseguono, si annullano e continuano ad attirare la sua attenzione. Chi ama rispetta, riconosce, stimola, stima, ammira, apprezza, sostiene, condivide, dona attenzione, comprende.
Siamo donne, non crocerossine. Siamo donne, non ombre. Siamo donne, e dobbiamo rispettare noi stesse, prima di chiedere ad un uomo di farlo. E se abbiamo ancora l’illusione che un uomo violento, nelle parole e nelle azioni cambi, che possa cambiare con il nostro aiuto, siamo allo stadio più pericoloso. E siamo a rischio anche quando giustifichiamo atti di sopruso con frasi che sento troppe volte “lui ha problemi, lui è nervoso, lui è triste, lui è ammalato”.
E mi viene in mente l’esempio di chi dice: “bevo perché ho problemi” No!!
“Bevi perché hai un problema, l’alcolismo”. Se crediamo che un uomo violento cambi perché sostenuto, abbiamo fallito in partenza. Amiamoci e rispettiamoci, donne!
Esistono moltissimi motivi seri per cui una donna, fatica a rifiutare la violenza. Paura, minacce, ricatti. Esistono casi gravi e limite. La mia non voleva essere una visione semplicistica.
Ma ritengo che in molte situazioni, se le donne si amassero e rispettassero di più potrebbero tornare a vivere velocemente, e forse non cadere a catena in situazioni di svalorizzazione del loro essere donne ed individui. Se le donne credessero di meritare amore e rispetto. Se le donne credessero sia un diritto essere riconosciute. Se le donne si guardassero allo specchio e si piacessero, senza che un uomo determini l’innalzamento, o l’abbassamento della loro autostima.